Ho più volte considerato come autonomo il mio modo di fare volontariato in Africa, mi sono mossa, cioè, del tutto in modo indipendente, senza l’aiuto o l’appoggio di grandi ONG. E non perché non ne avessi bisogno, mi piacerebbe che questo punto fosse davvero molto chiaro. Mi sarebbe piaciuto sapere di essere appoggiata o , al contrario, di appoggiarmi a una struttura stabile e sicuramente più efficiente di me, come una grande organizzazione senza scopo di lucro. Per anni ho cercato di proporre i miei progetti a diverse ONG, ma non sono mai riuscita a ricevere una risposta positiva: c’era difficoltà nella ricerca dei fondi economici, nell’implementazione del progetto stesso, mancanza di tempo e risorse da parte loro, progetti simili già sviluppati, o perché mi rispondevano dicendo che i miei progetti non erano in linea con il loro modo di lavorare. Ho accettato a malincuore i “NO”, ma rimanevo ogni volta con il desiderio disatteso. E alla fine la frustrazione è stata tanta che sono stata ancora più motivata a cercare dei modi per ovviare ai rifiuti su progetti ideati da me, e che ritenevo e ritengo meritevoli di considerazione. Un modo per sviare l’aiuto esterno è stato partire e viaggiare fino in Africa per cercare una strada, un cammino che ero sicura che prima o poi avrei trovato. Con il tempo, poi, ho cercato l’appoggio economico da altre fonti, e mi sono data da fare in modo diverso.
Da una parte,
essere volontaria autonoma mi ha dato tanta libertà per pensare e per muovermi
come volevo per raggiungere gli obiettivi che volevo. Se sentivo che in una comunità,
per esempio, c’era un forte tasso di gente analfabeta, potevo disegnare un
progetto che mi aiutasse ad arrivare al mio obiettivo, l’alfabetizzazione della
gente, e potevo anche decidere quali mezzi usare per arrivare a questo
obiettivo. Il lavoro di volontariato fatto in una ONG è sicuramente più
settoriale e indubbiamente più limitante. La libertà è senz’altro un aspetto
molto positivo.
Dall’altra però,
toglie sicurezza e stabilità, ti rendi conto che quando le cose vanno male sei
da sola a risolverle, e che se il problema è economico, non c’è un fondo che
subentra, ma molte volte devi intervenire tu. Il volontariato autonomo,
diciamolo, toglie anche credibilità,
perché chi decide di appoggiare economicamente una impresa, molte volte decide
sulla base del nome di chi chiede il contributo, e non sulle capacità
effettive. Quindi la parte negativa del volontariato autonomo è sicuramente la
solitudine che molte volte ho sperimentato.
Se dovessi soppesare gli aspetti positivi e i negativi, non saprei decidermi se rimanere nella libertà o proteggermi con la sicurezza.

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