All'inizio di questo mese ho fatto un viaggio in Namibia, questa volta niente volontariato, solo un viaggio per scoprire e imparare. In questa foto mi vedete scalare una duna ! La Namibia é un paese che confina con il Sudafrica e si affaccia sull'Oceano Atlantico. È molto lungo e stretto (2000 km) e quindi riunisce una grande varietà di paesaggi. Un libro non basterebbe a descrivere l'intero viaggio e tutto ciò che questa esperienza ha potuto portarmi a livello emotivo e personale, ma mi concentrerò su un aspetto: il mio contatto con il deserto. Il deserto del Namib, dove sono stata, è il più antico del mondo. È un deserto di rocce, vegetazione bassa e piccole montagne. Ospita animali come antilopi e gnu e contiene una grande varietà di piante. Durante il giorno abbiamo guidato a lungo sul furgone che ha accompagnato tutto il gruppo a visitare il Paese, e davanti a me scorreva questa immensa distesa di terra, capace di farmi guardare verso l'orizzonte per cercare di toccarla. Il clima era secco e i colori erano brillanti e limpidi. A volte l'autista ci fermava nel mezzo della sua immensità per farci entrare in contatto con l'alta temperatura, capace di superare i 40 gradi durante il giorno, e percepire il silenzio assoluto. Ed era questo che mi affascinava di più: il deserto è una dimensione assoluta, come il mare, come una catena montuosa. È capace di farti immaginare quanto infinito possa essere lo spazio in assenza di tutto, quanto terribile possa essere il silenzio, quando ti costringe inevitabilmente a dialogare con te stessa, a parlare con te stessa attraverso immagini di una dimensione così grande da far sembrare minuscoli i tuoi problemi. Abbiamo dormito due notti in una tenda da campeggio nel mezzo di questa immensità, senza disconnetterci dalla natura, rimanendo attenti ai suoi messaggi, ai suoi rumori e apprezzando il tramonto con quella luce che solo il deserto sa dare. Dormire in tenda permette di osservare meglio la notte e di rendersi conto dell'infinità di stelle che, in totale assenza di luci artificiali, rendono il cielo una coperta luminosa. La sensazione di solitudine che ho provato durante quelle due notti è inspiegabile, una solitudine autentica, desiderata e reale, perché ero così lontana dal mio mondo, dall'inquinamento occidentale e dalla pressione umana. La notte africana, con la sua temperatura fredda, il suono del vento e il canto dei piccoli insetti disegna ricordi indelebili nella mente e dà speranza per un domani migliore.
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