venerdì 24 ottobre 2025

Quando il dare diventa ricevere, il volontariato è davvero solo altruismo?

 

Per spiegare questo concetto mi piacerebbe partire da un concetto che molti affermano, saputo e risaputo, e cioé che l’essere umano è naturalmente spinto a cercare la felicità e a fuggire il dolore. E credo che sia una tra le poche verità indistruttibili: tutti gli animali sono spinti per natura a perseguire il piacere, in quanto associato alla continuazione e alla preservazione della vita e alla sopravvivenza della specie, mentre il dolore è associato alla morte.



L’origine di ogni azione umana ha come obiettivo lo stare bene e la ricerca del benessere, anche se a prima vista sembra il contrario. Qualsiasi atto che a noi può sembrare cattivo, ha in realtà, nella mente di chi lo compie, un valore buono, perché l’intenzione con cui lo si fa è sempre positiva.

Quindi aiutare gli altri non è solo, e banalmente, un atto di amore, ma è anche, e soprattutto , la ricerca della propria felicità. Ci ho riflettuto tante volte, ma non riesco a cambiare idea, io lo vedo anche un atto egoistico, perché persegue prima di tutto la propria felicità, e poi quella degli altri. Non c’è nulla di male se nel fare volontariato ci si sente bene, anzi, solo che credo anche che gli esseri umani si muovano  anche per interesse e che se il volontariato non provocasse una felicità personale, non ci sarebbe molta gente disposta a farlo.

Sono anni che lo faccio, sia in Africa sia qui nel mio quartiere, e credo che se lo lasciassi ne sentirei la mancanza. Ma non credo assolutamente di essere migliore degli altri, perché qualsiasi attività legale, anche quelle che apparentemente non hanno niente a che vedere con l’ambito sociale, apporta qualcosa al mondo. Chi ha una azienda in proprio, per esempio, sta comunque offrendo il suo prodotto agli altri, sta elaborando dei metodi per essere scelto dai clienti, e per essere scelto deve portare dei vantaggi ai clienti. Inoltre, sta guadagnando per mantenere la propria famiglia, e questo, è un atto profondamente altruistico.

Nel mio romanzo Le Statue di Ebano, la mia storia vera di volontariato autonomo in Senegal e in Uganda, affronto questo argomento e cerco anche di ribaltare molte delle teorie che si credono sull’azione di volontariato internazionale. Se ti fa piacere, mettiti in contatto con me, troverai una storia vera di volontariato autonomo in Africa, senza l’aiuto di grandi ONG, una storia che potrebbe diventare anche la tua!

giovedì 16 ottobre 2025

Dietro le quinte della scrittura del mio libro Le Statue di Ebano



Il mio libro è nato in questa stanza, con una finestra aperta alla luce, un computer mini e una scrivania piena di cose. Ai muri alcune foto, qualche disegno…. Oggi voglio raccontarvi cosa c’è dietro ogni pagina

 L’ho scritto tra viaggi, imprevisti e momenti di solitudine. Alcune parti le ho riscritte più di dieci volte. E a volte , quando rileggo una di quelle pagine, mi scende qualche lacrima.

Scrivere Le Statue di Ebano è stato come rivivere tanti anni di volontariato in Senegal e in Uganda, ho dovuto ripassare ogni momento, scegliere ogni parola con rispetto. Ho cominciato a scrivere durante un periodo buio della vita, quando sentivo che solo la scrittura poteva salvarmi. È cominciato senza crederci, non pensavo che l’avrei mai finito, perché scrivevo solo quando avevo tempo, e non avevo uno schema di scrittura predefinito. A volte, per avere più idee,  accendevo una candela e spegnevo la luce. Fissavo il vuoto alla ricerca di ricordi.

Durante gli anni in Africa mi sono occupata di due grandi collettivi: gli adulti (le donne) e i bambini. E con entrambi ho disegnato e implementato i progetti, cercato fondi di finanziamento, organizzando la parte operativa e l’esecuzione degli stessi.

Nel mio libro non parlo solo della parte tecnica del progetto ma anche e soprattutto delle persone che ho conosciuto e della relazione che avevo con ognuno di loro, diversa una dall’altra, come erano diversi loro. Parlo di come svolgono la loro vita quotidiana e non quella che vediamo nei documentari o nei messaggi promozionali delle organizzazioni benefiche, e parlo di come il loro carattere, le loro abitudini e le relazioni che hanno instaurato con me abbiano fatto affiorare i ricordi di quando ero piccola, alcuni conflitti e alcuni episodi molto personali. Una mia amica, che ha letto il libro, un giorno mi sorprese dicendomi che nelle Statue di Ebano mi sono spogliata, ho tolto tutti i filtri, sono arrivata alla mia essenza.

L’Africa non mi ha fatto solo visitare luoghi ed esperienze,  ma mi ha anche fatto viaggiare all’interno della mia anima, per far uscire ciò che di più intimo avevo dentro.

Se deciderete di viaggiare con me, vedrete la parte più semplice e quotidiana dell’Africa, fatta di tanta gente comune. Troverete anche descrizioni di luoghi bellissimi, di safari e giornate dedicate alla scoperta di uno dei continenti più belli del mondo, riflessioni su di me, sulla mia vita, sul mio passato e sul mio futuro.  Contattatemi , vi immergerete nella lettura e vivrete questa avventura con me!!

venerdì 10 ottobre 2025

Cosa mi ha insegnato l'Africa sul TEMPO

 



Durante i miei progetti, mi trovavo sempre a dover fare una battaglia contro il tempo. Se per esempio volevo arrivare all’obiettivo di contribuire alla ricerca di un lavoro per un gruppo di persone, scrivevo una lista di cose da fare, e immancabilmente vedevo, pensavo, consideravo che il tempo che avevo a disposizione era poco, perché non sarei rimasta in Africa una vita intera, ma dopo qualche settimana sarei partita, e la lista di cose da fare era lunghissima…

Questo problema col tempo ce l’ho anche quando sono a casa, vorrei un giorno di 30 ore.

In Occidente a tutti manca il tempo, dobbiamo arrivare in orario dappertutto, essere produttivi, uscire e fare la spesa altrimenti il supermercato chiude, andare a prendere i bambini a scuola altrimenti aspettano da soli, inviare quel certificato che ci è stato richiesto altrimenti arriviamo fuori tempo e la compagnia telefonica non ci rimborsa più….

In Africa il lavoro comincia circa a una certa ora, ma senza pretese di arrivare esattamente a quella, occorre essere produttivi, si, ma senza esagerare. Si puó fare la spesa anche fino a mezzanotte, i bambini vengono a casa da soli da scuola e non serve andare a prenderli, non bisogna mandare nessun certificato perché nessuno controlla mai se la fattura del telefono è corretta o no.  

Quello che vi ho detto è proprio cosí. La vita è strutturata in modo tale che il tempo è un valore poco importante, in quanto non c’è nessuno che giudica, critica, misura. In Africa il tempo è una dimensione che non esiste.

Non sapete quante volte mi sono messa d’accordo con delle persone per vedermi ad una certa ora e quante volte quelle persone non sono arrivate puntuali all’appuntamento. In Africa peró, tanto in Senegal come in Uganda, dove ho avuto modo di verificare i comportamenti, nessuno si lamentava. La gente aspettava pazientemente che quella persona arrivasse, e quella persona che arrivava magari era partita per tempo da casa, ma aveva trovato una miriade di contrattempi durante il tragitto, e ha aspettato. Aspettare con pazienza, un’azione che in Occidente è difficile da riscontrare.

Ora vi aspetterete la classica frase…. Gli africani ci insegnano che è importante vivere la vita senza stress, e che in Occidente abbiamo smesso da anni di farlo perché corriamo sempre. E invece no, non è il messaggio che intendo dare, perché sarebbe troppo scontato. Tutti sappiamo che vivremmo meglio rallentando un po’.

Tanto noi, come gli africani, stiamo valorizzando il tempo: noi perché non ce l’abbiamo, e loro perché vivono con pienezza ogni minuto, senza arrabbiarsi per una dimensione non esiste.

Non siamo abituati a considerare il tempo cosí prezioso come il denaro, peró lo é. E sbagliamo quando non lo consideriamo importante. Quando pensiamo che sia meglio risparmiare soldi che guadagnare tempo. Ed è questo il mio messaggio: noi viviamo la vita, non viviamo  il denaro, e la vita è fatta di minuti. Dobbiamo concentrarci su come vogliamo impiegare il tempo, a chi e a cosa lo vogliamo dedicare, e come. E dovremmo essere capaci di mettere sul piatto della bilancia il tempo e il denaro, per cercare di mediare tra i due. Cosí, tutte le cose che ci sembreranno delle “perdite di tempo”, magari non lo saranno piú, perché “perdiamo questo tempo”, per esempio, per qualcuno che amiamo, per un obiettivo che vogliamo raggiungere, per un futuro migliore domani.

Tutte le mie riflessioni sul tempo le trovate nel mio romanzo “Le Statue di Ebano”, nel quale racconto 20 anni di storia vera, la mia, svoltasi in Africa tra Senegal e Uganda come volontaria autonoma implementando progetti di sviluppo sociale, economico e sanitario. Come sempre, vi lascio l’invito a scrivermi, mi piacerebbe sapere cosa pensate di me, della mia storia e di questo blog !

Come restare umani nell’era dell’automazione e dell’intelligenza artificiale

  La mia sensazione è che a livello generale, tutti ci sentiamo superati dall’intelligenza artificiale, e se non lo sembra, è perché non tut...