Durante i miei
progetti, mi trovavo sempre a dover fare una battaglia contro il tempo. Se per esempio
volevo arrivare all’obiettivo di contribuire alla ricerca di un lavoro per un
gruppo di persone, scrivevo una lista di cose da fare, e immancabilmente vedevo,
pensavo, consideravo che il tempo che avevo a disposizione era poco, perché non
sarei rimasta in Africa una vita intera, ma dopo qualche settimana sarei
partita, e la lista di cose da fare era lunghissima…
Questo problema
col tempo ce l’ho anche quando sono a casa, vorrei un giorno di 30 ore.
In Occidente a
tutti manca il tempo, dobbiamo arrivare in orario dappertutto, essere
produttivi, uscire e fare la spesa altrimenti il supermercato chiude, andare a
prendere i bambini a scuola altrimenti aspettano da soli, inviare quel
certificato che ci è stato richiesto altrimenti arriviamo fuori tempo e la
compagnia telefonica non ci rimborsa più….
In Africa il
lavoro comincia circa a una certa ora, ma senza pretese di arrivare esattamente
a quella, occorre essere produttivi, si, ma senza esagerare. Si puó fare la
spesa anche fino a mezzanotte, i bambini vengono a casa da soli da scuola e non
serve andare a prenderli, non bisogna mandare nessun certificato perché nessuno
controlla mai se la fattura del telefono è corretta o no.
Quello che vi ho
detto è proprio cosí. La vita è strutturata in modo tale che il tempo è un
valore poco importante, in quanto non c’è nessuno che giudica, critica, misura.
In Africa il tempo è una dimensione che non esiste.
Non sapete quante
volte mi sono messa d’accordo con delle persone per vedermi ad una certa ora e
quante volte quelle persone non sono arrivate puntuali all’appuntamento. In Africa
peró, tanto in Senegal come in Uganda, dove ho avuto modo di verificare i
comportamenti, nessuno si lamentava. La gente aspettava pazientemente che quella
persona arrivasse, e quella persona che arrivava magari era partita per tempo
da casa, ma aveva trovato una miriade di contrattempi durante il tragitto, e ha
aspettato. Aspettare con pazienza, un’azione che in Occidente è difficile da
riscontrare.
Ora vi
aspetterete la classica frase…. Gli africani ci insegnano che è importante
vivere la vita senza stress, e che in Occidente abbiamo smesso da anni di farlo
perché corriamo sempre. E invece no, non è il messaggio che intendo dare,
perché sarebbe troppo scontato. Tutti sappiamo che vivremmo meglio rallentando
un po’.
Tanto noi, come
gli africani, stiamo valorizzando il tempo: noi perché non ce l’abbiamo, e loro
perché vivono con pienezza ogni minuto, senza arrabbiarsi per una dimensione non esiste.
Non siamo abituati
a considerare il tempo cosí prezioso come il denaro, peró lo é. E sbagliamo quando
non lo consideriamo importante. Quando pensiamo che sia meglio risparmiare soldi che
guadagnare tempo. Ed è questo il mio messaggio: noi viviamo la
vita, non viviamo il denaro, e la vita è
fatta di minuti. Dobbiamo concentrarci su come vogliamo impiegare il tempo, a
chi e a cosa lo vogliamo dedicare, e come. E dovremmo essere capaci di mettere
sul piatto della bilancia il tempo e il denaro, per cercare di mediare tra i
due. Cosí, tutte le cose che ci sembreranno delle “perdite di tempo”, magari
non lo saranno piú, perché “perdiamo questo tempo”, per esempio, per qualcuno
che amiamo, per un obiettivo che vogliamo raggiungere, per un futuro migliore
domani.
Tutte le mie riflessioni
sul tempo le trovate nel mio romanzo “Le Statue di Ebano”, nel quale racconto
20 anni di storia vera, la mia, svoltasi in Africa tra Senegal e Uganda come
volontaria autonoma implementando progetti di sviluppo sociale, economico e
sanitario. Come sempre, vi lascio l’invito a scrivermi, mi piacerebbe sapere
cosa pensate di me, della mia storia e di questo blog !
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